J.R.R. Tolkien nel 1925

Quella conversione che segnò un uomo di fiabe, lingue inventate e paesaggi rurali

La biografia di J.R.R. Tolkien

John Ronald Reuel Tolkien nasce il 3 gennaio 1892 in Sudafrica. Sulla sua vita e sulla sua attività di scrittore incidono la conversione della madre al cattolicesimo, la passione per le lingue e per le antiche fiabe, il dramma della Prima guerra mondiale e gli amici del gruppo “Inklings”

C. S. Lewis nel suo studio nel 1948

“Sorpreso dalla gioia”, divenne un apologeta stimato da Ratzinger e Giovanni Paolo II

La biografia di C. S. Lewis

Uomo affascinante, ferreo razionalista e ateo convinto, nel 1929 Lewis s’arrese al cristianesimo, avvedendosi “di quello che oggi è così chiaro”: l’umiltà con cui Dio è pronto ad accogliere “il convertito più disperato e riluttante d’Inghilterra”. E poi quell’incontro con un mite papista…

L’Università di Oxford

“Lewis apertamente cerca di convertire, Tolkien semmai seduce, semina di nascosto”

I due allegri cristiani di Oxford

Pur essendo animi inquieti, Lewis e Tolkien sono spiriti riconciliati, con una visione felice dell’esistenza e di una felicità contagiosa. Nonostante una grande identità di vedute, però, i due amici trovarono, nelle manifestazioni esteriori della propria fede, diversi punti di differenziazione

L’angolo del pub The Eagle and Child di Oxford, dove si riunivano gli Inklings

L’amicizia tra simpatici “Imbrattacarte”

Il gruppo degli “Inklings”

Nonostante chiunque conosca Lewis, Tolkien, Williams o Barfield sa dell’esistenza degli “Inklings”, il gruppo rimane quasi impossibile da definire. Ecco come nacque il singolare nome che si scelsero quegli «amici letterari», che leggevano «fumavano, parlavano, discutevano e bevevano assieme»

Copertina di una edizione inglese di 'Lettere di Berlicche'

“Subito si determinò in me fiducia in lui”

Il fascino di C.S. Lewis

La sua opera è “come un albero che abbia i rami in cielo e le radici all’inferno. E in mezzo a questi due estremi c’è tutta la molteplicità dell’esistenza umana. Leggerlo significa crescere in salute mentale”.
Una ricchezza a cui tutti, atei o cristiani, possono attingere

Gandalf interpretato dall’attore inglese Ian McKellen

L’anello, il male e la risposta di Gandalf

L’incanto duraturo di Tolkien

Dato che presentano maghi, orchi ed elfi, è facile pensare che la magia dei libri di Tolkien risieda… nella magia. In realtà, come ha scritto nel 2023 sul Wall Street Journal il rabbino Meir Soloveichik, il successo dipende dalla visione profondamente biblica che Tolkien aveva del mondo

La prima pagina de ‘Il Signore degli Anelli’

Il bello di piantare un seme sotto il gelo

Tolkien e la fede cattolica

Tolkien descrisse “Il Signore degli Anelli” come “un’opera religiosa e cattolica”. Perché il suo capolavoro testimonia la verità e la bellezza che una vita imperfetta può produrre quando uno aderisce alla propria vocazione “creativa”, nell’intimità del rapporto con Dio e nella fedeltà alla Chiesa

La locandina del film ‘Le Cronache di Narnia’

Dalle ombre alla luce con occhi da bambino

Lewis e il cristianesimo

Lewis aveva risposto all’invocazione di molti lettori “stanchi e nauseati dai valori di accatto, spacciati loro come tristi sostituti della bellezza, del senso del mistero, dell’avventura, dell’eroismo”. Cose senza le quali l’anima dell’uomo inaridisce. Il suo invito? “Torna bambino, chiedi ancora”

Walter Hooper, segretario e amico di Lewis

“Noi abbiamo a che fare con un Fatto”

Il ricordo di Hooper, amico e segretario di Lewis

Lewis raccomandava il cristianesimo perché era semplicemente vero e parlava della resurrezione di Nostro Signore come se fosse avvenuta cinque minuti fa. Per lui il mondo eterno era un mondo più sostanziale, più concreto, perché dura per sempre

La locandina del film ‘Il Signore degli Anelli’

L’Omero cristiano che ha unito mito e Grazia

La ricerca dell’Assoluto in Tolkien

L’avversione di Tolkien per le brutture della modernità nasce dalla constatazione che la condizione umana è segnata indelebilmente dal peccato originale. E il Nemico da battere è sì l’avversario malvagio (Sauron o Saruman), ma soprattutto il male che si annida infido in ciascuno di noi